Storia della Chirurgia Tricologica
dott: Paolo Gigli
Pescia
Già all’inizio del 1800 Baromio dimostrò la possibilità di trapiantare pelle e di peli negli animali ma i primi veri accenni ad una chirurgia degli annessi cutanei e dei capelli si devono al tedesco J. Dieffenbach che nel 1822, con la sua tesi di laurea, provava la possibilità di un autotrapianto di pelle, piume e peli negli animali.
Un secolo più tardi, nel 1939, Okuda descrisse sul Japanese Journal of Dermatology la tecnica del punch (bisturi circolare) per prelevare dalle zone donatrici isole di cute con capelli o peli da reimpiantare nelle aree alopeciche, soprattutto cuoio capelluto ma anche sopracciglia, baffi e pube. Sfortunatamente, a causa della 2° guerra mondiale, il lavoro di Okuda non fu conosciuto fuori dal Giappone fino al 1959 quando la sua tecnica fu diffusa in tutto il mondo da Norman Orentreich che da allora è considerato il padre della moderna chirurgia della calvizie. Orentreich studiò anche il “fenomeno della dominanza” di alcune patologie sulla cute sana e viceversa e dimostrò che il bersaglio dei fattori inducenti la calvizie è un recettore a livello follicolare; su questo concetto di “dominanza” è basato il razionale di tutte le tecniche chirurgiche e questo ha portato a negare validità alla teoria secondo la quale l’alopecia fosse causata da un fatto ischemico del cuoio capelluto.
Nel 1975 l’argentino Juri descrisse la tecnica di rotazione del lembo temporo-pareto-occipitale (TPO flap), successivamente perfezionata da Chaijchir e oggi quasi del tutto abbandonata.
Nel 1977 Blanchard e Hunger diffusero la tecnica di riduzione dell’area calva anche associata con l’autotrapianto e Kabaker dimostrò l’utilità degli espansori cutanei.
A partire dal 1982, con il micrografting descritto da Rolf Nordstrom e Manny Marrit, si ha una nuova svolta, un decisivo perfezionamento tecnico e nasce un nuovo concetto: l’autotrapianto monobulbare. Questa tecnica si basa sulla applicazione di bulbi piliferi ottenuti dall’area occipitale i quali vengono inseriti nell’area ricevente mediante un’incisione puntiforme mantenuta divaricata per qualche secondo.
Dal 1990 in poi questa tecnica chirurgica è andata sempre perfezionandosi, fino a consentire oggi risultati ritenuti fino a pochi anni fa impensabili per naturalità e densità.
Oggi dunque le tecniche per il trattamento chirurgico della calvizie sono molteplici; sta all’abilità e all’esperienza dell’operatore utilizzarle singolarmente o in associazione per ottenere il miglior risultato possibile a seconda del quadro clinico del paziente, del sesso, delle sue aspettative, delle condizioni generali e locali.