L’Autotrapianto dei capelli
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L’Autotrapianto dei capelli

“L’AUTOTRAPIANTO DEI CAPELLI”
Dalla tecnica di Orentreich con innesti a zolle al trapianto a punch-grafts
breve revisione storica e stato attuale dell’arte
Andrea Marliani
 

 

A calvizie ormai instaurata non esiste, a tutt’oggi, alcuna terapia medica che possa in alcun modo restituire la chioma.
Solo con la ridistribuzione dei capelli presenti, attuabile con tecniche chirurgiche, si può porre un qualche rimedio. Le tecniche in uso, con differenze individuali fra operatore ed operatore, sono essenzialmente tre: la “detonsurazione”, la “rotazione dei lembi” (o tecnica di Juri) ed il così detto “autotrapianto a punch-grafts” (o tecnica di Orentreich).
La tecnica di autotrapianto è a tutt’oggi è più praticata, perchè è quella che ha subito nel tempo una più decisa evoluzione e che oggi da i migliori risultati con soddisfazione del medico e del paziente.

 

 

Note storiche
 

 


La tecnica originale di Orentreich, che ancora qualcuno pratica, è il famoso “trapianto ad isole”.
In anestesia locale, dalle aree in cui sono ancora presenti ed abbondanti i capelli (regione occipitale) vengono prelevate delle “isole”, o delle “zolle”, di cuoio capelluto usando un bisturi circolare (punch) di 4 mm. Le isole vengono poi sistemate in appositi “pozzetti” scavati, nella zona calva, con un bisturi circolare più piccolo, di 3 mm, in modo che, malgrado la retrazione elastica del tessuto, il frammento occupi lo spazio per intero.
 

 


il punch
 

 

 
 

In questa tecnica di particolare importanza è l’angolo di incidenza del bisturi che, se non corretto (il capello è inclinato rispetto al piano cutaneo e non verticale), porterà al taglio della radice di alcuni capelli e quindi alla loro definitiva perdita.
In genere si fanno 3 o 4 arcate di innesti ad U. Nella prima seduta gli innesti devono essere distanziati di almeno 4 mm in modo da lasciare spazio per il secondo trapianto. Ogni zolla di 4 mm contiene da 17 a 25 capelli. Per riempire eventuali piccoli spazi rimasti liberi si possono usare minizolle (2 – 3 – 4 capelli) e microzolle (da tre ad un capello).

 

 

 

zona ricevente preparata per ricevere le isole da trapiantare
 

 

 
 

In ogni seduta operatoria è consigliabile non superare il numero massimo di 100 innesti (solitamente si arriva a 50 – 60) e quindi il numero totale di capelli sarà di circa 1500. I capelli delle isole trapiantate, dopo lo stress operatorio, privi per un breve periodo di sostegno nutritivo, cadono entro il 1° mese. Poi, se l’intervento è stato effettuato correttamente, la papilla viene rivascolarizzata e consente alla matrice di riprendere la sua attività: entro i 3 mesi successivi compariranno i nuovi, e stabili, capelli. Dal momento che i capelli della regione occipitale, da cui sono state prelevate le isole, non sono sensibili ai “meccanismi” della calvizie poiché possiedono un diverso patrimonio enzimatico e conservano questa caratteristica anche dopo essere stati trapiantati, non vanno a cadere in un periodo successivo. Condizioni di norma indispensabili per questo intervento sono:
a) che la calvizie sia stabilizzata, in caso contrario esiste la possibilità di trapiantare capelli già destinati a perdersi);
b) che, conseguentemente, l’età non sia troppo bassa (d solito almeno 30 anni);
c) che i capelli presenti in sede occipitale siano abbastanza folti, di buona qualità (alta percentuale di anagen al tricogramma) e che formino una “banda” alta non meno di 8 cm.
Dopo l’intervento viene lasciato un bendaggio per 24 ore. Il lavaggio è in genere consentito dopo 7 giorni. Se necessario, un secondo intervento sarà effettuato non prima di 6 settimane, un terzo dopo 3 – 4 mesi dal secondo e un quarto dopo 3 – 4 mesi dal terzo.

Successivamente questa tecnica è ha subito notevoli miglioramenti. Per evitare di lasciare una serie di cicatrici “a scacchiera” nella zona di prelievo viene seguita la tecnica di Nordström che prevede di prelevare tutte le zolle da una losanga di cuoio capelluto (della regione occipitale) che sarà poi suturata. In questo modo residua una cicatrice lineare poco visibile che viene coperta con facilità dai capelli rimasti.

 

 

 

tecnica di Nordström
 

 

 
 

Talvolta, per evitare piccole ma fastidiose emorragie, i pozzetti riceventi vengono preparati utilizzando un “emostato frontale”, un lungo nastro metallico flessibile fornito di una cavità pneumatica sulla faccia concava, che viene gonfiata, con una pompa manometro, un poco al di sotto della pressione arteriosa del paziente.

 

 

 

emostato frontale
 

 

 
 

Il prelievo delle zolle nell’area occipitale viene invece effettuato con l’emostato occipitale, riquadro metallico (sulla cui superficie concava è anche qui presente la pompa manometro) fornito di una finestra rettangolare attraverso la quale l’operatore fa il prelievo.

 

 

 

emostato occipitale
 

 

 
 

La tecnica dà buoni risultati se la zona da coprire è relativamente piccola, se fra ogni macroisola vengono innestate mini e microisole, se la linea naturale di inserzione e la naturale angolatura dei capelli vengono rispettate. Un inconveniente in passato assai comune era quello dell’aspetto di “doll-lock” (capelli a bambola): una serie di macroisole innestate in file regolari e precise, come i capelli cuciti di una bambola, non pettinabili, radi e assolutamente innaturali”.

 

 

L’autotrapianto praticato oggi
 
La vera svolta qualitativa della chirurgia tricologica si è avuta dopo il 1990.
Oggi l’autotrapianto è eseguito con una tecnica decisamene più avanzata ed anche più semplice; ideale inoltre per completare quanto può essere stato fatto, mesi prima, con la detonsurazione o galeoplastica.

 

 

 

bisturi, a due, tre, quattro lame
 

 

 
 

Con un bisturi, a due, tre, quattro lame, si prelevano più striscie di cuoio capelluto, dalla regione occipitale.

 


prelievo di striscie di cuoio capelluto dalla regione occipitale
 

 

La breccia operatoria verrà poi suturata accuratamente.

 

 

 

striscie di cuoio capelluto prelevate dalla regione occipitale
 

 

La striscia di cute verrà sezionata per ricavarne centinaia di microisole, “micrograft”, contenenti ciascuna una unità follicolare o anche graft ancora più piccoli di tre, due o un solo capello.

 

 

 

preparazione dei micrograft
 

 

 

 

micrograft pronti al trapianto
 

 

 
 

I micrograft si ricollocano nella zona ricevente, dove mancano, con la tecnica del “punch-graf” (letteralmente: perfora e innesta).

 

 

 

tecnica del “punch-graft”
 

 

 
 

Le microisole, che in questo caso potremmo anche definire semplicemente unità follicolari e talvolta follicoli, vengono inserite seguendo una logica di progressiva copertura della zona calva. Il chirurgo pone la massima attenzione a seguire il disegno naturale dell’inserzione frontale e quindi partendo da questa fino ad coprire tutta la regione alopecica ed è ovviamente essenziale seguire l’angolo di crescita naturale dei capelli. In un seduta si possono innestare 500 e più micrograft.

 

 
 

 


tecnica del “punch-graf”
 

Alcune tecniche, grazie all’impiego di un adesivo cianoacrilico che viene lasciato cadere in microgocce su ogni innesto o spruzzato con una bomboletta nella zona ricevente, non prevedono neppure il classico bendaggio a turbante che comunque quando è previsto rinane in loco per una notte. In quresto caso l’adesivo viene spontaneamente eliminato insieme alle crosticine delle piccole ferite, come una forfora, dopo pochi giorni. Si evita così quell’inestetismo conosciuto come “effetto cobblestonig” (effetto di acciottolato) che è la conseguenza dei bendaggi spesso utilizzati per tenere stabili gli innesti.
Normalmente, ad intervento è finito, il paziente può riprendere subito le sue normali attività. Tra una seduta e l’altra deve passare almeno quattro mesi. Con questa tecnica, con un pò di pazienza ed in pazienti motivati, l’effetto estetico finale è decisamente naturale.

 


risultato di un trapianto punch – grafts correttamente eseguito
 

 

 
 

Conclusioni
Oggi in mano di un operatore capace ed esperto (ma questi non sono certamente molti) le tecniche chirurgiche, applicate singolarmente o combinate fra loro, danno oggi risultati decisamente buoni se non ottimi e siamo anche convinti che, col passare del tempo, i risultati saranno sempre migliori per il continuo progredire delle tecniche e degli strumenti.
Purtroppo, quando si vogliano conseguire risultati veramente buoni, il costo della chirurgia tricologica, pur assai più “economico” di qualche anno fa, risulta ancora piuttosto elevato e non alla portata di tutti.
Inoltre i tempi di esecuzione possono, in taluni casi, essere lunghi e, talvolta, il “lavoro” può impegnare anche per anni l’operatore ed il paziente prima di ottenere il risultato finale ottimale.
Fondamentale è in ogni caso la scelta del chirurgo: ché sia altamente qualificato.
In questo campo, purtroppo, la apparente facilità della esecuzione dell’intervento e l’improvvisazione di troppi è andata per anni a discredito della tecnica stessa e degli operatori più qualificati.

 

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Come individuare la migliore tecnica di rinfoltimento per ogni singolo paziente
Vincenzo Gambino
– Milano –

Nella società moderna l’immagine è sempre più importante. Per questo motivo, un numero sempre maggiore di uomini vuole migliorare il proprio aspetto attraverso il rinfoltimento dei capelli. Questi soggetti sono oramai influenzati da numerosi messaggi pubblicitari che ne condizionano le aspettative ed incrementando le loro esigenze. E’ perciò necessario che il medico dedichi molto tempo al dialogo con loro, allo scopo di comprendere le singole problematiche, le aspettative e consigliarli al meglio.
I quattro punti fondamentali da approfondire sono i seguenti:
a) aspettative,
b) esame della situazione attuale e possibile evoluzione,
c) discussione delle opzioni,
d) costi.

La scelta delle opzioni sarà discussa in funzione di:
– età del paziente,
– età in cui è iniziato il diradamento,
– prosecuzione della perdita di capelli o sua stabilizzazione,
– eventuali precedenti terapie.
Solo una approfondita discussione con il paziente consentirà al medico di indirizzarlo verso la metodica più appropriata.

 

 

Nell’autotrapianto di capelli è sufficiente una tecnica corretta per ottenere un risultato brillante?
Gaetano Agostinacchio, Vincenzo Mancini, Massimo Cioccolini.
– S. Benedetto del Tronto – (AP)

Gli autori, dopo anni di esperienza, affermano che l’acquisizione di una tecnica corretta è solamente il punto di partenza per l’esecuzione di un autotrapianto di capelli.
Si presentano molte situazioni in cui risulta evidente come una corretta metodica non basta da sola per ottenere un risultato estetico ottimale.
Infatti se la tecnica non è supportata dal buon senso e dal gusto estetico acquisiti dagli operatori con la pratica, l’autotrapianto di capelli sarà solo una delle tante alternative che continueranno a frustrare il calvo.